I miei sconosciuti purtroppo non li conosco, altrimenti li avrei chiamati con un altro nome, visto che nominare le cose è la cosa più intelligente e divertente che faccio. Mi viene in mente tale Fernanda, di cui custodisco con crescente imbarazzo la bolletta della luce finita nella mia buca delle lettere. Ho suonato tanti campanelli, tanti sconosciuti mi hanno aperto la porta e da quel momento li ho chiamati con un altro nome: 'il quarantenne in monopattino', 'quello che non mi saluta', 'la ricercatrice di calzini altrui'. Fernanda è rimasta una sconosciuta, e vorrei tanto sapere se ha i punti neri sul naso, o se le piace lo spritz, o se gira in monopattino pure lei. Un'altra sconosciuta mi regala pacchi di vestiti che non le piacciono più. Adora la lavanda, non sopporta i tessuti sintetici, è alta il doppio di me ed è vegan. L'ultimo non è effettivamente un dato empirico, ma ci sono arrivata con le congetture, che per quanto mi riguarda sono ugualmente affidabili. Un altro sconosciuto è quello che mi manda da quindici anni gli auguri di compleanno. Deve avermi scambiata per un'altra persona, perchè fa continui riferimenti ad interessantissimi discorsi che avremmo fatto insieme. Le mie dichiarazioni standard a quindici anni erano: 'Voglio un labrador', 'Che palle la versione', 'Che figo il figlio del gelataio', 'Davvero fa così male la ceretta?', 'Ci rivediamo il Titanic?', 'Mi trucchi?'. Ora che sono stata trafitta dal dono della sintesi, dico: 'Voglio', 'Che palle', 'Che figo', 'Davvero?', 'Ci rivediamo?', 'Mi trucchi?'.
martedì 28 agosto 2012
martedì 21 agosto 2012
La mora e la bionda
La mora e la bionda sono incredibilmente formose,
hanno i boccoli da bigodini e parlano un dialetto dop da sinistra piave.
Passano i pomeriggi d’agosto sul divano, spostando il copridivano fatto all’uncinetto
per non sgualcirlo. Leggono le mirabolanti storie di ‘intimità’ e se la contano
facendo a gara su chi sta vivendo la disgrazia più grande. Alle quattro si
mangiano il gelato alla stracciatella con i mirtilli sopra, e al lunedì si
guardano il circo alla tv, commentando entusiaste i numeri delle
contorsioniste. L’una cerca di convincere l’altra a comprarsi un cane da
compagnia, l’altra cerca di convincere l’una a bere almeno un litro d’acqua al
giorno.
lunedì 20 agosto 2012
Lo stakanovista in vacanza
Lo stakanovista in vacanza ci va
malvolentieri, perché deve separarsi dal suo giardino. Ogni anno lo stesso
rito: mi guarda negli occhi con la gomma dell’acqua in mano e mi dice: ‘guarda
che ti sto affidando la cosa a me più cara’. In quanto sua figlia, mi viene da
pensare che per salire in prima posizione dovrei diventare più piatta di quello
che già sono, tingermi i capelli di verde e piantarmi qualche margherita sulle
gambe. Quest’anno a luglio c’è stata una novità, sconvolgente: una talpa ha
bucato senza pietà, creando dei –a mio avviso interessanti- pois marroni su
sfondo verde. Lo stakanovista non ancora in vacanza si è accanito per un intero
mese contro di lei, scaraventandole addosso degli appellativi che non mi sento
di riportare pubblicamente. Una volta partito, di regola succede che mi
telefona tutte le sere per sapere come sta il giardino. Io -dico così eh- mi
sono appena presa una multa da far girare la testa e il colorito della salvia
non l’ho ancora controllato. Allora invento ogni volta una tonalità cromatica, anche
se mi verrebbe da dire ‘è color salvia’ e me ne vado al mare il giorno in cui
torna.
martedì 14 agosto 2012
I due quattordicenni
I due quattordicenni hanno esattamente la metà dei miei anni, ma per qualche meccanismo a me sconosciuto riusciamo a ridere delle stesse cose. Uno vive di Club Dogo, brie e gadget degli All Blacks. L’altra di pile turchesi, Magnum alle mandorle e capelli sugli occhi. Mentre arrancano per arrivare ad una cima, il primo quattordicenne fotografa stelle alpine, schifa i mirtilli e apologizza Bolt. La seconda quattordicenne, invece, alterna imprecazioni ad OrzoBimboBimBumBam, spera di capitare a settembre nella stessa classe della sua amica e desidera ardentemente una spiaggia. Penso a quante volte ho allacciato le loro scarpe, soffiato i loro nasi, corretto i loro compiti, cantato le loro canzoni. Adesso hanno scarpe più grandi delle mie, mi si stringe un po’ il cuore, però è bello perché camminiamo insieme lo stesso.
giovedì 9 agosto 2012
L'ottimista grunge
L’ottimista grunge è un paradosso, ma esiste. E’ ottimista in quanto coraggiosa: fa le cose senza paura perché pensa che andrà tutto bene. Ed è grunge perché è tutta stropicciata, dentro e fuori. L’ottimista grunge ha molte cose in comune con me: è cresciuta in una famiglia numerosa, quindi sa perfettamente cos’è la totale mancanza di privacy. Ha un enorme fiore di peluche, fa la scema quando è imbarazzata e subisce il fascino delle persone con l’accento strano. Quando partivamo per il campo scout, le ragazze si dividevano in due categorie: le basic, con uno zaino e il materassino da yoga, e le supergnocche, con due zaini e il materassino gonfiabile. Entrambe eravamo naturalmente basic. Basic anche nello shampoo, visto che nelle nostre docce c’erano sempre i flaconi da un chilo arancioni fosforescenti. Ci sono anche le differenze: l’ottimista grunge arriva da una famiglia atea, ha una cagnetta bianca pelosa, due figli e una lavastoviglie.
sabato 4 agosto 2012
La compulsiva della valigia
La compulsiva della valigia l’ho
sempre vista con una valigia. Rosa e boccolosa, marrone e di pelle. Verde acido
e rigida, rossa e duttile. A forma di Gruffalo, o vintage come quella di Mary
Poppins. La compulsiva della valigia ha sempre una valigia in mano perché ferma
non sa stare, e cammina talmente tanto che i piedi diventano nerineri con le
strisce bianche. Si sposta di posto in posto seminando oggetti, per ricordare
la strada di casa, come fa Pollicino con le briciole. Ad esempio, nel mio
garage c’è la valigia rossa, chissà con che cosa dentro. In camera mia c’è
l’autobiografia di Pablo Neruda, che ha rubato da una casa zeppa di libri fino
al soffitto. Semina oggetti anche perché lo spazio è il suo peggior nemico,
tanto che la sua macchina è un garage, e quando deve andare da qualche parte la
svuota per riuscire ad entrarci. Odia fare la valigia, ma come la fa lei non la
fa nessuno. Sa mettersi il bomber d’estate per portarsi a casa un po’ di
formaggio e sa sovrapporre tre gonne per imbucare un po’ di pasta da minestra. La
compulsiva della valigia odia fare la valigia, ma non riesce a stare senza.
mercoledì 1 agosto 2012
Pane, amore e geografia
Pane, amore e geografia hanno
lavorato con me in questi due mesi di cappellini, neologismi, manine
appiccicaticce e lavoretti con le bottiglie riciclate. Pane si chiama così
perché è la versione italiana di BREAD Pitt. Trova sempre i passaggi a livello
chiusi, ma non si arrabbia mai lo stesso, forse perché viene subito assalito
dalle groupies. La sua stanza preferita è il bagno, dove si lava sempre le mani
con il sapone. Il suo oggetto preferito è il cronometro, che semina terrore ed
eccitazione. Amore si chiama così perché è in assoluto la donna più innamorata
che io conosca. Si trucca sempre di azzurro, la sua bevanda preferita è una
cosa viola che fa passare per ‘red wine’ e della sua canzone preferita ricordo
solo la parola ‘happy’. È l’unica olandese che conosco ad avere un fortissimo
accento palermitano ed è anche l’unica olandese che conosco. Geografia si
chiama così perché conosce a menadito tutti i confini dell’Africa, ma è
bravissimo, perché non te lo fa pesare. Ti sa masterizzare settanta cd in due
ore, e il suo luogo preferito è la biblioteca. Quando arriva, scatta un applauso
festante, e questo mi fa arrivare ad una conclusione: che se dovessi rinascere
uomo, la prima cosa che farei è entrare in un centro estivo, per farmi adorare
in tutta la mia maschia autorità. E la seconda cosa che farei è provare il
sapore di una vita con i peli sotto le ascelle.
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