lunedì 30 luglio 2012

La bambina che parla in bebeeese

La bambina che parla in bebeeese è una piccola ladra, perché mi ha rubato un pezzo di cuore. Non fa altro che brontolare, ci mette tutta se stessa per piangere, ma non le esce una lacrima che sia una. Si lamenta che il verde è troppo verde, che l’ape non è innamorata perché non bacia la farfalla, che non riesce a mangiare un biscotto, che questa storia è troppo lunga e l’altra è troppo paurosa, che l’asciugamano è troppo ruvido, che la maestra è troppo alta, che i fidanzati sono troppo cattivi. Si lamenta spostando il suo baricentro in avanti, mettendo le mani a mo’ di binocolo e facendo bene attenzione ad essere al centro della scena. A volte ride, quando parli in bebeeese come lei. E’ convinta di essere un pony, e corre con la criniera al vento pendendo a sinistra. Quando ha la maglietta a righe io le dico: 'CIAO PATATA!' e lei mi dice: 'Non sono una patata, sono una zebra!'. La bambina che parla in bebeeese è l’unica che prendo in braccio.

giovedì 26 luglio 2012

Gli ex studenti 2


Gli ex studenti 2 sono diversi da quelli che avevano capelli lunghi e relazioni corte. Per esempio, hanno studiato in un’altra città, piena di calli e fondamenta, e si sono dilettati a scovare congetture, analogie e intrallazzi, non solo letterari. Adesso vivono tutti in posti diversi, fanno lavori strani, e non si vedono quasi mai. Dico quasi, perché ieri hanno vissuto un dejavù, carino e terribile insieme. Hanno preso il treno ad orari impossibili, hanno camminato insieme pendendo da un lato per la borsa troppo pesante, si sono aspettati per sapere com’è andata e si sono raccontati un po’ i fatti propri. Ma non troppo, esattamente come succedeva qualche anno fa, quando tutto sommato faceva lo stesso vedersi tutti i giorni e non vedersi per mesi.   

martedì 24 luglio 2012

La donna d'altri tempi


La donna d’altri tempi e io, nel suo minuscolo cucinino
     Posso darti una mano?
     Non chiedere, fai! 
Oh, ok. Ti taglio i cetrioli. Mi passi il pelapatate? 
Non serve, usa il coltello.
Oh, ok. Non ho mai visto un coltello così, è proprio strano!
Non è vero, non è strano. Sei tu che sei strana.
Ma non ti devi offendere, ho detto che è strano, non brutto!
Bah
La donna d’altri tempi potrei chiamarla anche la donna senza paura, perché risponde così non solo a me, che non faccio paura neanche ad un cetriolo, ma a chiunque passi sotto il suo strano, stranissimo coltello.

domenica 22 luglio 2012

La mia amica con le sopracciglia corrucciate


La mia amica con le sopracciglia corrucciate mi fa subito capire che c’è qualcosa che non va, perché corruccia le sopracciglia come nessun altro sa fare. Allora io attivo otto dei miei polpastrelli e con lo scorrucci-massaggio le scorruccio le sopracciglia, e le dico che tutto andrà per il verso giusto. Una volta ci sentivamo per decidere se mettere in valigia la maglietta a pois rossi su fondo bianco o quella a pois bianchi su fondo rosso. Oppure per analizzare la telefonata con la compagna di classe del migliore amico del tipo che ci piaceva. O per lamentarci perché le nostre mamme non ci lasciavano dipingere la camera di giallo. Ci vedevamo ogni giorno, con la scusa di andare a comprare i fogli con i buchi o per trovare il diario dei nostri sogni. Nelle occasioni speciali ci fiondavamo al mercato a provare tutti i vestiti che puntualmente non compravamo. Ora siamo assorbite dalle nostre vite, e capita, come oggi, che ci regaliamo lunghissime chiacchierate al telefono mentre facciamo mille altre cose: io mi piazzo in terrazza e tento di rimediare all’orrenda abbronzatura da centri estivi, poi mi depilo una gamba e lavo l’insalata. Lei cambia le lenzuola, toglie erbacce e impara a muovere il mouse. Ora ci cerchiamo per dirci che ci siamo traferite, che abbiamo cambiato lavoro, che siamo sull’orlo di una crisi di nervi, che abbiamo rotto con alcune persone, che abbiamo legato con altre, che le nostre sorelle stanno crescendo e le nostre mamme invecchiando. Che il tempo vola e che noi, tutto sommato, siamo rimaste le stesse.    

venerdì 20 luglio 2012

La foderatrice di divani

La foderatrice di divani si diverte a foderare i divani degli altri, soprattutto quando gli altri in questione hanno un rapporto complicato con la vita domestica. E’ in assoluto la persona più classica e contemporanea che conosco. Mescola alla perfezione le due anime, e ne viene fuori un mix esplosivo. Classica perché adora gli anelli di fidanzamento, le piante in terrazza e la parrucchiera al sabato mattina. Contemporanea perché non risponde ai messaggi che non le piacciono, cucina etnico e pretende l’epidurale. La foderatrice di divani ha la lingua a punta, e ha trascorso con me ormai la metà delle nostre giovani vite: scorreva l’anno 1998, lei era immersa nella sua fase dark, fatta di tinta nera, capelli lisci e stivali pitonati. Io ero vestita esattamente come adesso. Quando ha cominciato a fumare, io mettevo ancora il cerchiello per leggere senza intoppi la lavagna. Quando si è fatta il suo primo piercing all’ombelico, io mi sono comprata il mio primo push up. Quando si è tatuata, io mi sono messa per la prima volta il rimmel. Quando una è avanti, è avanti.

giovedì 19 luglio 2012

L'impastatrice di uomini


L’impastatrice di uomini si chiama così perché ama alla follia impastarli per bene, rivoltarli per ore e domarli col mattarello, quando serve. Si cambia la maglietta per salire in autobus, ascolta in modo maniacale il clic cloc della sua macchina fotografica, ha una voce da soprano e porta orrendi sandali tedeschi. L’ho conosciuta in un giorno di gennaio, ed era piena di borse, e non riusciva a darmi la mano. Anche adesso è sempre piena di borse, però la mano riesce a darmela. L’impastatrice di uomini sa impastare anche le donne, perché le incanta con i suoi discorsi, che vengono particolarmente bene in tarda serata davanti a casa sua. Dice sempre ‘Accidenti!’ e non perde mai la pazienza, anche se si è persa il concerto di Max Gazzè. E’ strana, perché non sopporta il melone, ma è capace di mangiarsi un panino a forma di fiore con l’arrosto dentro. Adora le magliette smanicate blu, e da grande vuole fare la cartografa. Io da grande vorrei fare un paracadute tutto colorato da scuotere per bene per non far uscire il pallone.   

lunedì 16 luglio 2012

Gli incontri casuali

Gli incontri casuali sono quelli che mi divertono di più, e mi mettono il buonumore per tutta la giornata. Ecco l'elenco di quelli che, per caso, ricordo:
- la mia caposquadriglia, invidiata con tutta l'invidia che avevo perchè aveva baciato un ragazzo di venti -dico venti- anni, era nel posto accanto al mio nel mio volo per Siviglia di due anni fa.
- un mio vecchio compagno di scuola, campione di basket praticamente dimenticato per quindici anni, mi ha chiesto se volevo il toast con la salsa rosa in un pub. Ci siamo guardati, e ci siamo abbracciati lungamente, come due fratelli.
- una mia compagna di università, con cui mi facevo assurde chiaccherate in treno, me la sono ritrovata come collega. Ci siamo messe a strillare come due oche, e questo non ha giovato alla mia carriera in quel posto.
- un amico d'infanzia, con cui giocavo a scala quaranta a Jesolo quando portavo le camiciette con le spalline, ha seguito con me un'intero corso di storia della critica d'arte. 
- una ex collega me la sono ritrovata al cinema, dal gelataio, a Porta San Tommaso, a Sant'Artemio, dal ginecologo, a Giavera, e ogni tanto anche al lavoro. 
- un tipo buono come il pane me lo sono ritrovato in pronto soccorso, alle 4 del mattino, con un mal di denti atroce. Io e lui in un posto deserto. E io che arrivavo direttamente dal matrimonio della mia amica che ha un bambino di sei centimetri nella pancia.
- l'amica delle passeggiate me la sono trovata tra le magliette di Camden Town. Ci siamo prese un thè freddo insieme. O alla pesca o al limone.
- mia sorella me la sono trovata al supermercato a prendere due etti di prosciutto. Esattamente quello che dovevo procurarmi io. Questo significa che mia madre ne voleva quattro etti, o che sperava che almeno due a fine giornata sarebbero arrivati.
- selvatic-man, che mi ha corteggiato con elegante veemenza, me lo sono ritrovato cinque anni dopo nel mio stesso pianerottolo, anzi, nello stesso identico appartamento.

domenica 15 luglio 2012

I fanatici dell'integrazione

I fanatici dell’integrazione sono tutti insieme, in una piazza architettonicamente perfetta. Tutti insieme nel profondo Nordest, a cantare e ballare le differenze. C’è una presentatrice in verde acqua, talmente femminista che irrita anche me. Un tizio con la pipa che fa foto e mi provoca in continuazione, e io mi imbarazzo. Un pugliese varesotto vestito da afro-colombiano, che cerca disperatamente pelle di cervo. Una matta, che si è comprata un liquido per fare la permanente alle ciglia. Una truccatrice d’eccezione, ex modella ed ex maturanda. Un sindaco leghista che parla di Balotelli, un indiano in fucsia dalla testa ai piedi che manda in delirio le cinquantenni. Una tipa tutta riccia vestita da uovo di Pasqua e una ragazza dal sorriso contagioso, che per l’occasione è araba-andalusa. Una vegetariana alla ricerca di un piatto senza carne, con il rossetto indelebile e la sua ricerca di perfezione costantemente frustrata. La figlia della bidella che muove il bacino e io rimango affascinata. Un tizio con la borsetta di cotone che assaggia qualsiasi piatto. Un velo di seta che avvolge il mio top cubano quando comincio ad aver freddo, la musica si fa più triste e io parlo con Miss Amuchina di cose che non si possono dire.     

sabato 14 luglio 2012

La nonna della lambada

La nonna della lambada si chiama così perché il mio primo ricordo legato a lei è un letto da rifare con la lambada a palla, e lei che segue il ritmo stendendo le lenzuola. Io probabilmente mi trovavo in quell'angosciante periodo della mia vita in cui avevo i capelli a caschetto, i denti storti e il microfono immaginario portatile per intervistare chiunque. La nonna della lambada è rossa, ma solo ed esclusivamente di capelli. Negli anni Novanta era campionessa di lancio della ciabatta, traguardo raggiunto nel giornaliero tentativo di beccare la testa di amolo del figlio di mia madre. Negli ultimi cinquant’anni si è calata nella convincente parte di spalla del marito, con il quale mette in piedi degli irresistibili siparietti, molto applauditi dalla nipote più emotiva che hanno, che sono io. La nonna della lambada è una fedele lettrice di TV Sorrisi e Canzoni, e grazie a lei non mi perdo nemmeno uno dei raffinatissimi editoriali di Signorini. Ti chiede sempre se vuoi il caffè, e se le dici che l’hai appena bevuto te lo fa lo stesso, brontolandoti addosso. Prima di pronunciare il tuo nome, snocciola tutti i ventisette nomi delle sue nipoti. Ma fa lo stesso, perché la lambada l’ha ballata solo con me.      

venerdì 13 luglio 2012

La versione di Barney

La versione di Barney è parziale, come tutte le versioni. Vedi solo il suo punto di vista, e pensi che tutti gli altri tutto sommato non servano. Il libro è diviso in tre macro-capitoli, ognuno dedicato ad una sua moglie. Tre povere donne, che hanno avuto la disgrazia di innamorarsi di quel tizio maledetto. Quella che mi piace di più è naturalmente Miriam, che è di gran lunga la più amata delle tre. Lui si mangia le mani per averle dato centinaia di motivi per lasciarlo, e questo è davvero struggente. Sono talmente presa dalla curiosità di capire fino in fondo i meccanismi demenziali del suo maschio cervello, che non voglio sentire nessuno controbattere. E’ un personaggio con più difetti che pregi, ma è il mio personaggio, e nessuno deve smontarmelo, e confutarmelo. Voglio la versione di Barney, angolata ed esagerata, non le altre. Voglio una parte, non il tutto.

E questo vale per parecchie cose della mia vita.

giovedì 12 luglio 2012

The rock

The Rock fino a qualche tempo fa era per me un uomo di mezza età, bellunese fino al midollo, che quando mi compro una pizza mi dice su perchè dovrei farmela io. Da due settimane ha perso la vetta della mia personalissima classifica delle rocce, perché ha ceduto il posto ad una donna. Non c’era partita, è stato un signore e le ha dato una mano per raggiungere il più alto gradino del podio. La nuova The Rock mette le forcine sui capelli come me, adora i costumi interi e trova una spiegazione sensata a tutto quello che succede. Scandisce bene le parole, crede fermamente nell'aggiornamento professionale e ha una gallina che le scorazza in giardino. Prepara torte, legge blog, rimpiange viaggi, maneggia biciclette. Adora i bermuda. Lavora sodo, non dà segni di cedimento, non si ferma, non si lagna. E’ una splendida macchina da guerra per la mia battaglia estiva.

lunedì 9 luglio 2012

I colleghi in trasferta


I colleghi in trasferta sono tutt’altro. Intendo tutt’altro dagli esseri ululanti che tentano di stabilire la disciplina tra migliaia di esserini ululanti. Presi in un lunedì pomeriggio, in autostrada, con il climatizzatore a quota tre, in vestiti civili, sono tutt’altro. Mentre osservi divertita una carriola lanciata dal secondo piano di una casa, ti capita anche di pensare che quel pomeriggio che avresti tanto voluto impiegare per altro, dovesse per forza venir fuori così. L’unico spagnolo al mondo con un inglese perfetto resuscita con un Moment e poi ti attacca ‘na pippa che non finisce più sulla giurisprudenza catalana. La tua collega con le meches ragiona ad alta voce sullo splendido connubio turca-bambino e water-bambina. L’altro, quello che dorme tre ore a notte ma dice che da giovane faceva anche meglio, sbraita perché è una persona troppo buona. Vero, me ne sono accorta da troppo poco.    

domenica 8 luglio 2012

Gli amici di montagna e la loro doppia vita


Gli amici di montagna, che vedo alternati a quelli di campagna, a quelli di città e a quelli di laguna, hanno una vita molto ordinaria, fatta di tv enormi a schermo piatto, case immacolate e relazioni affettive che rasentano la perfezione. Non mi convincevano, e quindi li ho pedinati per lungo tempo. Il mio infallibile istinto da detective ha scoperto la loro doppia vita.
  • -  Quello che dice di lavorare in banca, in realtà è un critico d’arte di levatura internazionale, che si presenta alle inaugurazioni delle mostre in passamontagna, facendo passare per bizzarria da artistoide quella che in realtà è la sua esigenza di mantenere intatta la sua vita di sempre.
  • -  Quella che si spaccia per mamma mammosa, in realtà è una cronometrista anatomica. Si tratta di una nuova figura professionale molto in voga nel 2012. Il suo compito consiste nel calcolare, a naso ma con impensabile precisione, la durata delle emissioni di gas degli esseri umani di una statura non superiore ai 60 cm e di esultare al superamento dell’ultimo record.
  • - Quello che si presenta come disegnatore di occhiali, in realtà è un suggeritore di Altan. E’ capace di stare un pomeriggio intero senza proferire verbo, per poi piazzarti una battuta dissacrante che avresti tanto voluto partorire tu, ma tu hai una visione troppo ingenua della vita e non ce l’avresti mai fatta.
  • - Quella che si descrive come un’immatricolatrice di auto, in realtà tiene corsi di yoga avanzato. Non esiste nulla, dico nulla, che la scomponga da quello stato perenne di serenità interiore. Le sue lezioni, seguitissime dai trentenni in crisi esistenziale, fanno il tutto esaurito. Anche in quel caso, rimane con i polpastrelli del pollice e dell’indice teneramente uniti.  
  • - Quella che in teoria fa cose strane al computer, nella pratica è una collaudatrice di serie tv. Le grandi case serietivugrafiche la cercano per capire se la storia che hanno messo in piedi funziona, piace, travolge il telespettatore. La sua scrivania è il divano, i suoi assistenti due gatti. Ride, piange, si indigna e si strugge per ore. A volte fa rewind per capire meglio un dettaglio. A volte crea alberi genealogici per tenere il filo della storia.

sabato 7 luglio 2012

Gli ex studenti

Gli ex studenti stanno occupando clandestinamente il mio divano da qualche ora, e io sono relegata nel mio letto a leggere tutto quello che ho accumulato nell’ultima settimana. Quando gli ex studenti si rivedono, si lasciano andare ad un amarcord che mi fa tanta tenerezza, e che osservo con adeguata discrezione. Gli ex studenti cambiano accento, pose e argomenti, e si rituffano negli anni ’90, quando avevano capelli lunghi e relazioni corte. Quando facevano un sacco di cose cattive che io non ho mai fatto, adoravano Axl Rose, urlavano al posto di parlare, attaccavano per tutta la casa adesivi trash e non avevano l’aspirapolvere. Adesso si sono accorciati i capelli e allungate le relazioni. Il loro splendido decennio da studenti è finito, ma per un motivo o per l’altro continuano a studiare. Le donne, per non farle fuggire, farmacognosia per lavorare, ma soprattutto la Gazzetta, per essere vincenti a Championship Manager.

venerdì 6 luglio 2012

La mia ortensia

La mia ortensia è l’unica pianta che ho, a parte la mini piantina grassa con il pupazzetto celeste disegnato davanti, regalo di Natale di una vecchia amica ballerina. In quanto unica presenza vegetale della mia casa, è stata da me accudita come una prima figlia: con sguardo perennemente preoccupato ed inevitabile maldestria. E’ per questo che le prime figlie crescono come possono, generalmente piene di paranoie e maldestre quanto poche. La mia ortensia me l’ha regalata una delle donne più femminili che conosca, anche se non ho ricordi dei suoi capelli oltre i due centrimetri. Era del mio fucsia preferito, tutta rigogliosa ed orgogliosa di avermi strappato un sorriso. Dopo qualche settimana si è afflosciata. Allora l’ho potata, ma la mia nonna esperta in botanica mi ha detto che non era sufficiente: ‘Daghe un tajo’ e io ho tagliato senza pietà. Adesso ci sono pochi centimetri striminziti che mi guardano insistentemente. Io li evito, vigliacca. Tutti dicono che è morta. Credo di aver imparato due cose: che a volte andare alla radice dei problemi non è per forza un bene, e che a volte le cose non vanno come vorresti, anche se ti impegni.

martedì 3 luglio 2012

La compagna di passeggiate

La compagna di passeggiate la vedo ogni sei mesi. In sei mesi di solito ce ne succedono tante, e quindi partiamo per la campagna trevigiana e torniamo che è già buio. A casa, ci curiamo le ferite dentro e fuori. L’ultima volta, per esempio, il suo orecchio si è gonfiato a dismisura, perché le mie zanzare sono le più agguerrite del circondario. Allora le ho messo la pomata, e rideva imbarazzata perché le dà fastidio il contatto fisico, anche se si parla di un orecchio. Uh, quanto la capisco! Adesso però molla tutto e va in Australia per un anno. Chissà che maratona ci faremo al suo ritorno..

lunedì 2 luglio 2012

La coppia con la Multipla

La coppia con la Multipla è composta da un Lui, amante del fotovoltaico, da una Lei, amante del farro, e da una Multipla arancione a metano. Il nostro primo incontro è stato surreale: io buttata nel seggiolino di mezzo della loro Multipla, e loro che litigavano perché Lui voleva parcheggiare a spina di pesce, e Lei a L. Lui urlava e lei anche, fino a quando sono saltati fuori delle arachidi, e ci siamo ingozzati tutti e tre, leccandoci anche le dita. La settimana successiva Lui è stato operato alle corde vocali. E poi ha ricominciato ad urlare. Ed è proprio in questo che risiede il successo della loro relazione. Grandi litigate, grande amore. Dunque, a Lui piace fare le torte senza burro all’una di notte, fare battute in ascensore, rubare le prugne del mio vicino, approfondire i meccanismi della politica pugliese. A Lei piacciono le gonne lunghe, ballare la musica popolare balcanica, guidare in modo creativo, parlare al telefono con suo padre.  

domenica 1 luglio 2012

L'amico dei coreani

L’amico dei coreani è diventato loro amico in un viaggio di lavoro a Seoul. Hanno un mare splendido, ma non si può andare in spiaggia perché c’è un muro altissimo con il filo spinato in vista di un’eventuale invasione della Corea del Nord. In sala riunioni si presentano con il bomber aziendale, e hanno l’aria condizionata a 18 gradi per riuscire a non toglierlo. Lì è sconveniente soffiarsi il naso, quindi bisogna imparare a tirar su, a costo di beccarti la sinusite. A tavola devi succhiare rumorosamente, altrimenti dimostri di non apprezzare i loro piatti di pesce crudo. Non dicono mai di no, come i giapponesi, e anche come me. Solo che io non lo faccio per una questione culturale: lo faccio perché sò scema.