La compulsiva della valigia l’ho
sempre vista con una valigia. Rosa e boccolosa, marrone e di pelle. Verde acido
e rigida, rossa e duttile. A forma di Gruffalo, o vintage come quella di Mary
Poppins. La compulsiva della valigia ha sempre una valigia in mano perché ferma
non sa stare, e cammina talmente tanto che i piedi diventano nerineri con le
strisce bianche. Si sposta di posto in posto seminando oggetti, per ricordare
la strada di casa, come fa Pollicino con le briciole. Ad esempio, nel mio
garage c’è la valigia rossa, chissà con che cosa dentro. In camera mia c’è
l’autobiografia di Pablo Neruda, che ha rubato da una casa zeppa di libri fino
al soffitto. Semina oggetti anche perché lo spazio è il suo peggior nemico,
tanto che la sua macchina è un garage, e quando deve andare da qualche parte la
svuota per riuscire ad entrarci. Odia fare la valigia, ma come la fa lei non la
fa nessuno. Sa mettersi il bomber d’estate per portarsi a casa un po’ di
formaggio e sa sovrapporre tre gonne per imbucare un po’ di pasta da minestra. La
compulsiva della valigia odia fare la valigia, ma non riesce a stare senza.
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