sabato 30 giugno 2012

I personaggi della grigliata


I personaggi della grigliata adesso sono tutti partiti per il mare, ma ieri sera erano in giardino con noi a mangiare costicine bruciacchiate e sarde in saor. La maggior parte di loro sono italiani ma con nomi stranieri, mentre l’unico straniero si chiama Giuseppe. C’è quello che sta massacrando maturandi, quello che dirige con maestria la nostra contrada, quello che fa il pasticcere ed è uno degli uomini più alti che abbia mai visto. C’è quella col caschetto  che è eroicamente alle prese con la terza gravidanza in tre anni e quella che è passata felicemente alla fitoterapia. C’è quello bravo a suonare la fisarmonica, e ti fa anche una versione esotica di jingle bells immerso nella citronella e con un fanale di baby bici come fonte luce per lo spartito. C’è quello meno bravo, ma la fisarmonica ce l’ha vintage e questo basta e avanza. C’è la signora che cucina le zucchine al microonde per fare più veloce, e ti porta fuori tutte le grappe che ha. C’è il palermitano che si lamenta del veneto, il veneziano che ce l’ha su con i trevigiani e il moldavo che dice che gli italiani sanno solo lamentarsi. Il pescatore matto ride e qualcuno ribatte: ’Hai perfettamente ragione’. Ci sono le albicocche selvatiche, la torta alla ricotta e una bambina di una dolcezza mai incontrata. Poi ci sono io che inciampo su una candela e mi incero un piede, ma sono felice lo stesso.

giovedì 28 giugno 2012

L'amica meno italiana che ho

L’amica meno italiana che ho è ovviamente italiana, e abita a tre chilometri da casa mia. Innanzitutto l’arte di farsi i fatti degli altri non la affascina per niente. Lei sta sempre al posto suo, non ti fa mai una domanda indiscreta, e non risponde mai con un eloquente ‘adesso ti racconto’, che generalmente prelude ad una succosa, lunghissima, confessione che termina con inevitabile abbraccio. Lei ti risponde sempre in modo cortese, ma non ha mai un aneddoto gossipparo su cui strabuzzare gli occhi. Lei non è fuori luogo, non alza la voce, non piange, non si arrabbia, non sceglie la parola sbagliata, non prende posizioni estremiste. Io annuisco con sincera devozione ad ogni sua parola, penso che da grande diventerò come lei e mi muovo con insperata grazia fino a quando non ci salutiamo. Dopodichè, divento fuori luogo, alzo la voce, piango, mi arrabbio e dico una sfilza di parole sbagliate. Non vorrei sembrare estremista, ma credo di essere l’amica più italiana che ha. 

mercoledì 27 giugno 2012

I fioi ai pub

I fioi al pub li vedo volentieri. Sono tutti più grandi di me, e questo mi fa sentire meravigliosamente ragazzina. Sono tutti sistemati, e questo è un bel punto di riferimento nella mia vita meravigliosamente precaria. C’è una gesticolatrice inarrestabile, che ha un gesto per ogni parola che pronuncia, e c’è colui a cui non tange mai nulla, neanche il rigore sbagliato di Montolivo. C’è uno che ce l’ha su con tutti, a partire dai sindacati, e c’è un altro che ha grandi progetti in testa, ma non li vuole dire a nessuno. C’è un tipo con la camicia di lino aperta, che crede di essere molto affascinante, e una ragazza che mi ha appena detto sottovoce che nella sua pancia c’è un bambino di sei centimetri.

martedì 26 giugno 2012

L'uomo che non mi guarda mai negli occhi


L’uomo che non mi guarda mai negli occhi preferisce sistematicamente la siepe dietro di me, o il palo della luce alla mia sinistra o il bidone della carta alla mia destra. Ogni volta che mi incontra scuote la testa con un sorriso sornione, e poi gli occhi iniziano a roteare dappertutto, pur di non incrociare il mio sguardo. Io una volta pensavo: ‘Avrò una macchia di peperonata, il prezzemolo tra i denti, la matita sbavata, un nido di api tra i capelli’. Imbarazzo puro, e paranoie al galoppo. Poi sono diventata abbastanza grande da pensare: ‘Deve proprio fargli paura la mia innata voglia di entrare in quella testa di’.

sabato 23 giugno 2012

Max e la favola


L'uomo più furbo del mondo, conquistatore instancabile e attento: ‘Ciao, sono quello che hai incontrato alla festa, ti ho chiamata solo per sentirti e basta. Posso rivederti già stasera? Domani ti regalerò una rosa. Perché, sai, non capita poi tanto spesso che il cuore mi rimbalzi così forte addosso.’ Ho pensato al suono del suo nome, a come cambia in base alle persone. Ho pensato tutto in un momento, ho capito come cambia il vento. Dico quel che penso e faccio quello che dico. Ma se vuoi fare qualcosa per me amore mio: stai zitta. Santi numi ma che pena mi fa(i). Piango, paludi di parole fatte fango. Ingenuo da credere ancora alla favola di Adamo ed Eva. Che fatica innaturale perdonare a me stesso di essere io fatto così male. Ho lasciato scappar via l'amore. Il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose. Ho la strana sensazione di un amore acceso esploso troppo presto fra le mani.

Cosa fai, non mi vuoi, tanto è uguale.

…ma il futuro è toccare mangiare tossire ammalarsi d'amore

giovedì 21 giugno 2012

La mia amica che trasloca

La mia amica che trasloca sta traslocando, quindi questa mattina mi sono presentata nella sua casa nuova vestita da facchino anni ’90. Mentre aspettavamo l’idraulico Armando, buon uomo, abbiamo sistemato tutti i libri in ordine alfabetico. Poi abbiamo fatto la spola tra la casa nuova e quella vecchia, per cominciare la transumanza dei beni di prima necessità: una macchina da scrivere dell’anteguerra, duecento zaini da montagna, trecento polo (a cosa serviranno mai delle polo?!), ma soprattutto un ceppo di legno che pesava non so più quanto. Mi sono sentita dire: ‘È per far fare le unghie a Fuffa’. Che è un gatto, inutile in quanto gatto, ancor più inutile in quanto fuffa. La mia amica che trasloca sta traslocando nel giorno più caldo dell’anno, e io l'ho fatto nel giorno più freddo che io ricordi. Temo che sia per via dell’estremismo con cui affrontiamo la vita.   

martedì 19 giugno 2012

Il ragazzo che diceva di amarmi

Il ragazzo che diceva di amarmi mi disse ‘Ti amo!’ subito dopo aver parcheggiato per andare al cinema. Io capii ‘Andiamo!’, risposi con uno svogliato ‘Ok’, aprii la portiera della macchina e mi avviai alla biglietteria. Percepivo un certo imbarazzo da parte sua, ma non ci feci caso più di tanto. Il malinteso si rivelò nella sua ridicola tragicità qualche mese dopo, ma ormai era troppo tardi: la mia testa era già partita per un altro, che ovviamente non mi ha amato per un singolo secondo.

I consigli di Elasti, e i miei

Elasti è la donna che tutte le donne dovrebbero essere a quarant’anni: elastica. Cambia spesso idea, si mette sempre in discussione, ha le sue brave fragilità, non ha paura di mostrarle agli altri ed è curiosa al limite dello stalking. Perennemente vogliosa di dare e ricevere, Elasti ha stilato l’elenco dei consigli che le hanno cambiato la vita. Ecco i miei: ‘Usi il corsivetto e giustifichi il testo’ disse la mia prof che si prese in carico la mia tesi. ‘Stendi le mutande sul filo più interno e le lenzuola su quello più esterno’ sbottò mia nonna in un’improvvisata lezione di bonton. Un’amica malefica mi intimò: ‘Tieni lo sguardo anche quando non ce la fai’ e l’uomo che regala libri mi infilò tra i tergicristalli la scritta ‘Te xi secca magna’. Mia madre mi diceva sempre ‘Aspetta il matrimonio’ e un’amica molto saggia ‘Non aspettare il secondo appuntamento’. Un uomo selvatico mi consigliò: ‘Impara a dare del lei a chi non conosci’ e la mia insegnante di scuola guida mi ripeteva: ‘In curva tieni il motore leggermente in tiro’. Per le foto di famiglia lo zio urlava: ‘Ridi un po’ di meno!’ e una persona molto arrabbiata con me mi urlò: ‘Metti il blocco alla tastiera, perché non ho nessuna voglia di ascoltare le tue stupidissime conversazioni con le tue amiche’. Il tantra di mio padre è sempre stato: ‘Date ‘na sistemada’ e il mio medico di base mi ripete sempre: ‘Non metterti in testa di fare il medico’.

domenica 17 giugno 2012

I ragazzi della piazza di Urbino

I ragazzi della piazza di Urbino scendono in piazza tutte le sere, con i libri sottobraccio e una birra sotto l'altro. Quando c’è la partita dell’Italia lasciano a casa i libri, liberano un sottobraccio per fare posto ad una seconda birra. Chi pesa più di ottanta chili ha un sottobraccio più capiente, per cui le birre si moltiplicano. Tutti si accalcano davanti all’unico mini-schermo della città e cantano l’inno con estrema convinzione. I ragazzi sono lì per esercitare il loro archetipico, maschio tifo. Le ragazze sono lì per esercitare la loro archetipica, femminina seduzione. Che di fronte alla partita dell’Italia puntualmente viene frustrata, perché in questi casi tira di più un pelo (depilato) di un azzurro. Io mi mischio alla mischia, sono talmente distante dalla tv, o sono talmente miope nonostante le lenti, che non distinguo il verde dal blu, per cui vedo solo tante macchie bianche e rosse che vagano per il campo. Va a finire che pareggiamo, e rischiamo come al solito di essere eliminati al primo turno. Ma questo è un dettaglio, perchè vedere la partita in un delizioso borghetto marchigiano anni ’80, mimetizzata tra gli studenti dell’università, è stato davvero rigenerante. Domani c’è Italia-Irlanda, e mi vedrò il primo tempo con mio padre, che porta sempre per gli altri perché dice che siamo una squadra di brocchi, e il secondo tempo al pc, a trenta centimetri, per essere sicura di non scambiare un irlandese per una zolla d’erba.

Il gelataio di Perugia

Il gelataio di Perugia dice di essere un gelataio, ma in realtà è un attento osservatore delle persone. Coglie il tuo carattere attraverso il gusto che scegli, e le combinazioni che proponi.
‘Comandi’
‘Non mi dica comandi, che mi prendo male’
‘Ma signorina, c’è sempre chi comanda e chi obbedisce. E’ la vita!’
‘Ha ragione, in effetti’
‘Mi dica’
‘Un cono con la liquirizia’
‘La liquirizia è un gusto forte, lei si ritiene una persona forte?’
‘No, per niente. Allora mi metta un altro gusto debole, che lo compensi’
‘Quale sceglierebbe?’
‘La crema della nonna’
‘Nonono, la crema della nonna sarebbe uccisa dalla liquirizia. Le consiglio il limone’
‘Vada per il limone’
‘Dunque, se lei non è forte, deve avere accanto un fidanzato che la compensi’
‘C’è, c’è, anche se l’ho perso’
‘Ho visto un giovanotto che ha preso quella stradina’
‘Non si preoccupi, prima o poi tornerà, è normale che ci perdiamo. Lo aspetto qui fuori’

martedì 12 giugno 2012

Mi ricordi qualcuno. La storia della mia vita attraverso i sosia

Mi ricordi qualcuno. Ma non ci siamo già conosciuti? E’ incredibile quanto le persone si assomiglino. Miss TanteOpzioni è sovrapponibile a Penelope Cruz, tanto che si è fatta una foto con la sua statua di cera al museo delle cere, e guardandola non riesci proprio a raccapezzarti. Un mio amico che progetta occhiali è terribilmente uguale al cantante dei Marlene Kuntz. Mio fratello sembra Steve McQueen, mia sorella a Patty del Mondo di Patty, ma solo per l’apparecchio. Un mio alunno sedicenne è Marrakesh in persona, solo un pelo più cattivo. Un tipo che mi ha ospitato qualche anno fa si faceva gli autoscatti con la foto di Justin Timberlake accanto, ma non mi convinceva molto. Uno a cui voglio bene è identico a Gesù, anche se porta il giubbotto di pelle, e un amico di famiglia è paripari Stanlio, ma credo proprio che non glielo dirò. Una vecchia compagna di classe ha le stesse lentiggini di Vanessa Incontrada e l’allenatore dell’Ucraina mi fa tornare in mente Alec Baldwin, in versione sessantenne sovrappeso. Tra l’altro si chiama Oleg Blokhin, una splendida assonanza. La mia pediatra e la mia prof di italiano delle superiori sono segretamente sorelle. Solo che una mi fa le battute in dialetto veneto, e l’altra ha uno splendido accento argentino. Io posso dire di aver perso la testa, tra gli altri, per il sosia di Heath Ledger, Brad Pitt, Gassman padre, Gassman figlio, Piquè, Guardiola e Lorenzo Cherubini. E non mi si dica che idealizzo gli uomini! Quanto a me, di due cose sono certa: sono elegante come Bridges Jones e formosa come Carla Fracci.

lunedì 11 giugno 2012

Altan, ovvero il dono della sintesi

Altan, ovvero il dono della sintesi, possiede il dono più importante: la sintesi. Lui sa dirti tutto con tre parole, ed è dannatamente efficace. Io ci provo, cerco la sintesi in ogni singolo discorso che faccio. A volte mi riesce bene, e mi sento una gran donna. A volte sono un disastro: divago clamorosamente senza riuscire ad arrivare al punto, mi fisso su dettagli inutili e non ne esco viva. Il sintetico Altan ha creato la Pimpa, una cagnetta a pois rossi che ha sempre la lingua fuori e vive una vita che più semplice non si può. La Pimpa è adorata dai bambini sotto il metro, soprattutto quelli che hanno i capelli a caschetto con la frangetta cortacorta. Ed ecco il punto (questa volta l’ho trovato!): se sai comunicare con i bambini, sai comunicare con tutti. Finalmente ho scoperto il fine ultimo del mio lavoro.

domenica 10 giugno 2012

Il tizio di Lateral

Il tizio di Lateral lo accendo tutte le mattine alle otto e un quarto. Lo accendo sulla radiolina a pile anni ‘80, così mi porto dietro quella voce dissacrante per tutta la casa. Caffè, latte e biscotti con un bel sole che brucia. Il tizio di Lateral mi racconta tutte le notizie dei quotidiani, e ha un gingle per ogni testata. Fa sempre battute intelligenti e legge messaggi di ascoltatori acuti e brillanti. Io sono lì con i capelli tutti sgarruppati, il telefono in mano e la bocca aperta, in attesa di un’idea folgorante da inviargli. Che puntualmente non arriva, sarà perché ho sonno, o perché le idee folgoranti ce le ho sempre tutte insieme, nei momenti meno indicati: alla cassa del supermercato, all’agenzia delle entrate, al telefono con mia madre, o mentre proteggo il lavandino dall’attacco della lavatrice.    

venerdì 8 giugno 2012

L'uomo che regala libri

L’uomo che regala libri mi regala un libro ogni volta che mi vede. Mi dice: ‘Se ti piace, lo regali a qualcun altro. Se non ti piace, mettilo sullo scaffale e riprendilo in mano tra cinque anni, perché tra cinque anni ti piacerà di sicuro’. Io me lo porto a casa incuriosita, e sistematicamente mi piace subito un sacco. Sottolineo, scrivo cose divertenti o cose tristi, faccio faccine e punti esclamativi, e, quando c’è qualcosa che non mi quadra, qualche punto di domanda. Però non lo regalo mai a qualcun altro, perché i libri mi servono per ricordare le cose che mi succedono. Quando il cervello va in pappa, ho la mia memoria esterna, che ha tutto salvato.   

martedì 5 giugno 2012

I miei vicini

I miei vicini sono sempre stati i miei parenti, e adesso che ho dei vicini sconosciuti sono tutta curiosa. Innanzitutto non possiedono vestiti: sono mesi che girano in mutande e a petto nudo. Vivono in giardino e non puoi fare a meno di guardarli perché sono esattamente a tre metri da tutte le tue finestre. Si svegliano sistematicamente dopo di te. Hanno due bastardini con evidenti problemi ormonali, e fanno festa tutte le sere, sempre con amici diversi. Al venerdì sera salta fuori il barbecue, e quello è il momento più divertente, perché non riescono mai ad accenderlo. Quando finalmente ce la fanno, bruciano tutto e li senti smadonnare fino al venerdì dopo. Tu devi trattenere le risate per i commenti in veneziano dell’uomo che ti sta accanto. All’inizio eravamo discreti, poi abbiamo scoperto che anche noi facciamo parte del quadretto e partecipiamo con grande diletto. Quando la tv è rotta o quando c’è il gelato al limone, ci sediamo in terrazza e prendiamo splendide lezioni di eleganza trevigiana. Ma magari anche noi facciamo a loro lo stesso effetto. Dovrei seriamente decidere di appendere due tende.

Momo


Momo è una bambina alta così, dice sempre cose sagge e non fa un errore che sia uno. Mi ha parlato di lei la mia amica Anna, mentre attraversavamo in stazione portando a mano la bici. Mi ha detto: ‘Leggila!’ e io l’ho ascoltata. E’ stato il mio primo libro letto a quattr’occhi e il primo tutto ad alta voce, nella panchina di un parco che definirei gotico. E un anno dopo, mentre mi abbronzavo sotto il sole croato, Momo è diventato il mio soprannome. Adesso sento ‘Momo’ una trentina di volte al giorno e mi viene un po’ da ridere. Perché io non dico quasi mai cose sagge e non è vero che non faccio un errore che sia uno. Però sì, un po’ Momo lo sono, perché sono alta così.

domenica 3 giugno 2012

L'indimenticato Icebergman

Icebergman è una di quelle persone che non ti si schiodano dalla testa. Ero una ragazzina, e per molte estati ci siamo goffamente corteggiati. All’inizio Icebergman era delizioso: ti prendeva per mano quando pattinavi, ti parlava sotto le stelle, ti passeggiava accanto facendosi sempre più vicino. E aveva un’irresistibile zeppola. Io mi ero anche comprata un orrendo reggiseno lapislazzulo, convinta che prima o poi me l’avrebbe slacciato. Invece, niente. Ero terrorizzata dai suoi occhi lapislazzulo. Ci siamo rivisti a vent’anni, e lì la mutazione era completata: era diventato Icebergman. Irraggiungibile. Ho tirato fuori tutto il mio coraggio, ho messo nell’angolo la mia dignità, e lui ha girato i suoi occhi lapislazzulo da un’altra parte, nonostante il mio seducente pigiama oversize. Gli devo un grazie, a Icebergman. Da lui ho imparato che bisogna sguazzare negli occhi degli altri, e mai temerli, anche se sono lapislazzulo.

venerdì 1 giugno 2012

La mamma sulla sedia da ufficio

La mamma se ne va in giro tutto il giorno su una sedia da ufficio. Anche se lei in un ufficio non ha mai lavorato. E poi per ‘in giro’ intendo sostanzialmente la cucina. Il fatto è che si è rotta un piede, e ferma non riesce a stare (in questo le somiglio molto). Si è lanciata in un’improbabile partita di pallavolo, per arrivare al numero minimo di giocatori. E alla prima palla è caduta miseramente a terra. Dunque, si è rotta il piede perché è troppo buona (anche in questo le somiglio molto). Dovrà tenere il gesso fino al 30 giugno, non potrà andare al mare, in montagna e alla festa della sua amica. In compenso, ha un’interminabile fila di persone che vanno da lei a bersi un caffè e a mangiarsi le ciliegie. Si fa delle gran chiacchierate, e la vedo ridere di gusto, come da tempo non capitava. Si lancia dal tavolo al lavandino con estrema convinzione, e dà ordini a destra e a manca con immensa soddisfazione. Forse mia sorella imparerà a farsi il letto e mio padre a fare una spesa. La mia sedia blu con le rotelle non è più in camera mia, e io per studiare sto usando quella da picnic. Ma per una mamma con il piede rotto si può fare questo e altro.