I ciclisti sono un mondo a parte,
e non puoi nemmeno concepire che mondo possa essere fino a quando non ti ci
butti a capofitto. Spostata come non mai, quando sono in macchina non li
sopporto, perché hanno quell’aria così rilassata mentre tu sei lì che mordi il
volante. Quando sono in bici non sopporto gli automobilisti, perché sono brutti
nella loro inutile arroganza. Comunque, i ciclisti sono i migliori, perché se
sono incazzati si sfogano sui pedali e non sugli altri, e questa è una terapia
innovativa da esportare massicciamente. I ciclisti sono una categoria molto variegata, a
dispetto delle apparenze: ci sono quelli che lo sono perché si annoiano
a camminare (e penso a mio fratello, che si spostava con la bmx da una stanza
all’altra), perché adorano il proprio fisico e lo vogliono salvaguardare dalla
flaccidità -immancabilmente a petto nudo-, perché adorano l’ambiente e vogliono
salvaguardarlo dalla diossina, perché adorano il rischio di venire travolti dai
tir della statale, perché adorano sfoggiare il completo da ciclista che si sono
comprati, perché adorano fare gli equilibristi dopo una spesa da 60 euro perfettamente
bilanciata, perché adorano trovare una scusa per ascoltarsi la musica con l’Ipod,
perché adorano parcheggiare davanti al lavoro mentre tutti girano imprecanti. Io
lo faccio perché adoro accarezzare le maniglie di osso del primo Novecento.
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