L’amica meno italiana che ho è
ovviamente italiana, e abita a tre chilometri da casa mia. Innanzitutto l’arte
di farsi i fatti degli altri non la affascina per niente. Lei sta sempre al
posto suo, non ti fa mai una domanda indiscreta, e non risponde mai con un
eloquente ‘adesso ti racconto’, che generalmente prelude ad una succosa, lunghissima,
confessione che termina con inevitabile abbraccio. Lei ti risponde sempre in
modo cortese, ma non ha mai un aneddoto gossipparo su cui strabuzzare gli occhi.
Lei non è fuori luogo, non alza la voce, non piange, non si arrabbia, non
sceglie la parola sbagliata, non prende posizioni estremiste. Io annuisco con sincera devozione ad ogni sua parola, penso che da grande diventerò come lei e mi muovo con insperata grazia fino a quando non
ci salutiamo. Dopodichè, divento fuori luogo, alzo la voce, piango, mi arrabbio
e dico una sfilza di parole sbagliate. Non vorrei sembrare estremista, ma credo
di essere l’amica più italiana che ha.
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