L’impastatrice di uomini si
chiama così perché ama alla follia impastarli per bene, rivoltarli per ore e
domarli col mattarello, quando serve. Si cambia la maglietta per salire in
autobus, ascolta in modo maniacale il clic cloc della sua macchina fotografica,
ha una voce da soprano e porta orrendi sandali tedeschi. L’ho conosciuta in un
giorno di gennaio, ed era piena di borse, e non riusciva a darmi la mano. Anche adesso è sempre piena di borse, però la mano riesce a darmela. L’impastatrice di uomini sa impastare anche le donne, perché
le incanta con i suoi discorsi, che vengono particolarmente bene in tarda
serata davanti a casa sua. Dice sempre ‘Accidenti!’ e non perde mai la
pazienza, anche se si è persa il concerto di Max Gazzè. E’ strana, perché non
sopporta il melone, ma è capace di mangiarsi un panino a forma di fiore con l’arrosto
dentro. Adora le magliette smanicate blu, e da grande vuole fare la cartografa.
Io da grande vorrei fare un paracadute tutto colorato da scuotere per bene per
non far uscire il pallone.
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